Picard

Catherine Picard[1]

Presidente dell’UNADFI[2]

 

Lobing  settario  internazionale  e  contro-potteri

 

Parte I. Il concetto del lobing e il suo uso comune nell’organizazione della società

 

Vi ringrazio dei vostri complimenti, non si resiste al piacere di ascoltare i vostri propositi calorosi. E in nome dell’UNADFI che mi vado ad esprimere e Jean-Pierre completerà questi propositi. Abbiamo già lavorato sul lobing. Il Comitato di redazione della rivista « Bulles » ha impresso un numero su quel tema[3].

 

Siamo interpellati da qualche anno su quello che chiamiamo le infiltrazioni di tutti gli ambiti, politici, economici, finanziari, dai movimenti settari. Ma prima d’andare nel fondo del tema settario e fare delle proposte proveremo a riassumere il concetto del lobing e il suo uso comune nell’organizazione della società. Rappresenta un utensile che possiamo considerare come leggermente anti-democratico.

 

Sarebbe vano pensare che le sette che sono delle organizazzione in proprio non si danno  i mezzi di esistere sulla scena politica ed economica. Quando un movimento ha una storia vecchia di più da cinquant’anni, è illusorio pensare che rimane in retro scena dove si esercita il potere. Sarebbe vanno e pericoloso continuare a considerarle come semplice associazione disinteressata vivendo dell’aria del tempo.

 

Le sette hanno costruito il loro « progetto di società ». Sono dei movimenti anti-sociali, per il meno totalitari e totalmente desocializanti, vale a dire  :

 

–         che hanno dettate le loro regole da canto alle legge e spesso anche al loro incontra

–         che hanno formato i loro dirigenti da più di sessant’anni, il tempo di avere quasi due generazioni di dirigenti

–         che usano i mezzi di pressione che hanno come scopo di fare riconoscere e a volte legalizare la loro azione.

 

Hanno ben capito che l’unico metodo di proseguire il loro sviluppo passava in parte da rete d’influenze che saprebbero mettere in posto tanto al livello nazionale che internazionale.

 

Il lobing è uno degli  utensili che permette d’avicinare i poteri al più vicino.E uno dei metodi di strategia di sviluppo allo stesso titolo che la pubblicità o il marketing.

 

Non è il minimo dei paradossi costatare che tutti ne parlano, tranne i primi interessati, vale a dire i poteri istituiti.

 

Perché?

 

Perché dietro di ognuno di quei temi si nasconde la stessa difficoltà.

 

Quella di abbordare in modo pragmatico i mezzi operatori e particolarmente il costo della democrazia. Il lobing non è altro che un servizio – a pagamento- di mediazione d’interessi. E uno strumento di polarizzazione del dibattito e d’assunzione della classe politica. Le sette si ubicano nell’azione nascosta, esattamente come lo possono fare i partiti politici, mettendo in avanti un’azione che è presentata come un’azione legittima.

 

Da un punto di vista repubblicano, si può considerare che la sua esistenza batte in breccia il principio fondamentale dell’interesse generale e della sua immanenza.

 

In Francia, come in altri paesi europei, la nozione d’interesse generale è l’espressione della volontà generale. Esprime, non l’addizione di quello che ognuno di noi preso singolarmente desidera (quello che sarebbe la somma degli interessi particolari) ma quel che ogni cittadino è in diritto di aspettare essendo membro della comunità che forma la repubblica, uguaglianza di diritti e di doveri tra tutti i concittadini. L’interesse generale è l’espressione di una comunità di Diritto.

 

Sta nel cuore del nostro proposito dimostrare che i lobbying è ben una sfida tra una rete d’influenza, che difende dei singoli interessi, e quelli che sono eletti per garantire l’interesse generale, pietra angolare dell’azione pubblica.

 

Più di una pezza applicata sul sistema di rappresentazione, il lobbying è diventato un mezzo comune d’intervento nella vita pubblica non soltanto per le grandi imprese ma anche per numerose organizzazioni a scopo non lucrativo dei quali i movimenti settari.

 

Nello stesso modo, la politica – che si rimpiange o no – si è fortemente professionalizzata per difendere gli interessi dell’uno e dei altri tutto il lungo di processi sempre più complessi dai quali si formulano delle regole che la vita in comune suppone. Sempre più spesso, si è richiesto il ricorso a degli specialisti, questi specialisti sono dei lobisti.  Forza è di costatare oggi, che presso le istanze nazionali e internazionali, questi lobisti sono spesso impiegati da movimenti settari per esercitare un’azione di difesa d’interessi totalmente particolari di questi movimenti.

 

Quali interessi difendono?

 

Degli interessi privati, di natura economica, finanziaria, patrimoniale ma anche degli interessi morali, intellettuali o “religiosi”. E esenziale per loro che questa richiesta si faccia in modo indiretto, in modo di rinforzare una posizione avendo delle conseguenze finanziarie.

 

Se la parte “difesa delle vittime” rimane il primo soggetto di preoccupazione delle nostre associazioni, non si deve nascondere che dietro i movimenti settari c’è un’applicazione di principi economici che gli mettono al primo piano, anche dissimulati, sulla scena internazionale. (cf. Il rapporto dell’Inchiesta Parlamentare “ Le Sette e il denaro”che dava esattamente il nome di Banche europee servendo di “lavatrice” a tutti i grandi movimenti settari dei paesi europei).

 

Quando le sette costruiscono un discorso pseudo religioso, spirituale, filosofico umanista…costruiscono di fatto un sopporto di proselitismo, di asservimento dell’individuo, di esercizio di potere che attenta alle libertà, ma questo discorso è forse soprattutto, il paravento che dissimula delle attività che non sono sempre meno confinate e confidenziale.

 

Queste attività sono economiche e sono fonte di risorse, di investimenti e, di fatto, devono iscriversi nel mercato.  (Moon, l’Antroposofia, i Testimoni di Geova). Non è per caso che Tom Cruise viene d’incontrare il Ministro delle Finanze in Francia.

 

Chi è influenzato?

 

Non c’è obbligatoriamente un rapporto tra la frase precedente e questa. Solo le organizzazioni detentrici di sovranità: Stati, Coletività locale, Unione Europea, (e le istanze di regolazione che hanno delle prerogative di potenze pubbliche), sono dei bersagli del lobing.

 

Per ottenere quali vantaggi?

 

La promozione, la protezione, la presa in conto d’interessi particolari, ma soprattutto l’introduzione che permette d’influenzare la legge, o il mercato pubblico: modifiche di norme giuridiche, modifiche di una decisione potendo creare dei diritti, nominazione a una funzione pubblica – uno degli avocati dei Testimoni di Geova è membro oggi dell’OSCE[4] – tra altre. Il più importante mi sembra, rimane la richiesta di riconoscimento degli interessi che uno difende come essendo legittimi.

 

La prima domanda che si pone è quella della legittimità di questi gruppi d’interesse. Domanda non trinciata e che non è pronta di esserlo, poiché lo Stato e i poteri istituiti non sono in posizione, o non vogliono operare una “selezione” tra questi interessi. Siamo dunque condannati a vivere con la profusione di prese di posizione di gruppi di interesse mal conosciuti e in una certa confusione in quanto alla loro influenza effettiva sulla nostra sorte comune. Di là a pensare che i lobisti sono una fonte di progresso democratico, ci sta solo un passo.

 

Per certi, questo lobbing, che sia settario o altro, non sarebbe nient’altro che dei ruotanti di dibattito democratici moderni in una società complessa dove la technicità dei soggetti si disputa alla molteplicità degli attori. I lobisti non ci sarebbero niente meno che un’avanguardia istituzionale.

 

Le sette lo hanno perfettamente capito.  Il lobing degli ONG, per esempio, assicura loro una vera e propria capacità d’influenze di natura a controbilanciare i lobi economici.

 

Certi professionali della comunicazione non esitano neanche più a firmare che gli ONG, perché godono nel pubblico di un’immagine spesso positiva, fanno veramente concorrenza agli Stati.

 

Queste organizzazioni sono qualche volte considerate come una forza d’appunto e si trovano allora ovviamente in posizione di coggestire certe politiche pubbliche quando la Commissione europea gli ha attribuito un ruolo d’esperto. In materia religiosa come in materia spirituale, non siamo ben lontani di questo risultato.

 

Si capisce meglio la volontà delle sette di accedere al riconoscimento d’ONG.

 

Per altri, il lobing può idealmente molto bene esercitarsi al beneficio di una categoria data…e soprattutto alle spese dei altri.

 

E interessante trattare di quest’argomento a Brusselle, città del lobing, perché oggi non c’è un’ONG, un gruppo d’interessi, un’impresa oppure una setta che non abbia al Parlamento, il suo rappresentante. Delle formazione sono messe in posto, sancite da diplomi di studi superiori; delle cellule di controllo del lobing funzionano, delle liste ufficiale di lobisti aggregate dal Parlamento si trovano sul suo sito; e le richieste di regolamentazione di questa “cosa”, fin ora un po’ segreta, un po’ informale, si fanno premurose nei riguardi dei responsabili politici.

 

Capire il lobing c’interessa perché consideriamo che se le sette l’hanno totalmente integrato al loro modo di funzionamento, le associazioni   di difesa delle vittime, dalle quali facciamo parte, sono a degli anni luce di averlo preso in considerazione.

 

Ma la nostra azione non si può più accontentare del quadro stretto dell’azione associativa, quale sia la qualità di quest’azione e la convinzione di quelli che la portano. Una delle principale difficoltà, che è la causa di questa distanza, è che la regola elementare del lobing è di ben maneggiare il funzionamento delle istituzioni. Dobbiamo constatare che siamo lontani del conto per mancanza di mezzi ma anche per resistenza all’uso di questo strumento che è il lobing.

 

E per questo che è esenziale approfondire questa domanda per la promozione della nostra azione e la necessità d’addatazione dei nostri modi d’intervento. E a questo prezzo che difenderemo per il meglio gli interessi delle vittime sempre più numerose dei truffattori del sogno.

 

[1] All’origine della Legge About-Picard, anziana deputata

[2] Union nationale des associations de défense des familles et de l’individu victimes de sectes (www.unadfi.org)

[3] “Bulles” n°88, dicembre 2005, “Lobbying e sette”

 

[4] L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE): alla volta un forum di dialogo politico e un’organizzazione specializzata nelle attività di terreno.