Moureaux

Serge Moureaux

avvocato, deputato onorario della Camera dei Rappresentanti,

Presidente nel 1996-1997, della Commissione d’inchiesta

sulle pratiche illegali delle sette del parlamento belga

 

La Commissione d’inchiesta…10 anni dopo

 

La nascita della Commissione d’inchiesta

 

Quando, ai primi del 1996, Antoine Dusquesne[1]  prese l’iniziativa di proporre l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle sette e la pericolosità di alcune di esse, la Camera dei rappresentanti non ebbe esitazioni: la Francia aveva già intrapreso un’iniziativa simile e il clima creato da certi avvenimenti vinse ogni esitazione.

 

Le vittime delle sette erano numerose e le morti a seguito di alcune delle loro attività si contavano a centinaia. Dall’Ordine del Tempio Solare ad Aum ed Ecoovie, i danni delle sette erano visibili, certamente terrificanti, altri meno scioccanti ma non per questo meno distruttivi. Questo premesso, il terreno si presentava comunque come un campo minato.

 

Alle associazioni che lottano contro l’influenza sempre più invadente del fenomeno settario si oppone una sorta di internazionale dei “nuovi movimenti religiosi” che spesso si cela dietro la maschera della difesa dei diritti Umani, assistita da sociologi e accademici specializzati o autoproclamati che calunniano apertamente con articoli, conferenze e pubblicazioni, ciò che essi definiscono “la setta degli antisette”, presumibilmente impegnata in un attacco alla libertà religiosa o in una caccia alle streghe.

 

Si tratta dunque di un terreno minato, a maggior ragione perché un certo numero di organizzazioni settarie pericolose, prospere e rispettate, non esitano a utilizzare minacce, intimidazione, denigrazione, calunnia e raccolta di dossier informativi per gettare fango sui loro oppositori ricorrendo anche ad attività più dirette come il furto di documenti o le molestie fisiche e telefoniche.

 

La filosofia dell’inchiesta

 

L’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle sette esigeva dunque particolari precauzioni, acuta prudenza, una cura particolare per l’obiettività, un rispetto innato della libertà religiosa e filosofica, grande rispetto e attenzione per l’altro. Ma imponeva anche rigore e coraggio.  Se si voleva essere giusti e obiettivi si doveva rinunciare ai pregiudizi, ma anche riuscire a fare le domande giuste per destreggiarsi tra il doppio linguaggio e gli inganni semantici che tendevano a presentare come quadro idilliaco ciò che spesso è invece una realtà molto cruda. È stato perciò con questa filosofia ben presente che, sostenuto dalla maggioranza dei membri della commissione, i quali riflettevano tutto lo spettro politico, ho portato avanti il lavoro d’inchiesta.

 

 

L’introduzione del rapporto riassume bene le intenzioni della commissione che, come posso testimoniare, sono state rispettate:

 

Introduzione

 

La commissione d’inchiesta parlamentare ha cercato di svolgere il proprio lavoro con uno spirito che ha tenuto conto delle esigenze della società contemporanea: l’obiettività, la verità, la trasparenza, il pluralismo, l’annullamento di barriere obsolete,  la responsabilità.

 

Il rapporto rende conto dell’esecuzione del mandato della commissione. Quest’ultima intende sottoporre  al dibattito pubblico della Camera e dei cittadini stessi le osservazioni,  analisi, proposte o raccomandazioni, sia messe a verbale che adottate, con spirito di apertura ma, al contempo, con responsabilità.

 

Come espresso più volte nel corso dei lavori della commissione, non si è mai inteso iniziare una caccia alle streghe. Le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione sono intoccabili e devono essere integralmente rispettate. Quello che, invece, deve essere vigorosamente combattuto è l’abuso perpetrato da certe persone o organizzazioni. Questo è l’unico obiettivo della missione della commissione.

 

La commissione non ignora poi l’uso offensivo fatto nel linguaggio corrente del termine “setta”.

 

La parola setta viene usata troppo spesso, e non sempre in modo innocente, per descrivere gruppi i cui membri tengano un comportamento bizzarro, strano o semplicemente anomalo per quanto riguarda le loro credenze, la scelta di cura medica,  il comportamento sociale o sessuale, persino il modo in cui spendono il proprio denaro. A causa delle attività di alcune organizzazioni il termine setta viene associato al concetto di pericolo.

 

La commissione ci tiene a denunciare qualsiasi confusione, più o meno intenzionale, tra  associazione pericolose da una parte, e  atteggiamenti semplicemente atipici dall’altra.

 

Non vi è dunque mai stata, da parte della commissione, la volontà di considerare normale solo il comportamento standard, o di moralizzare in alcun modo. Il rapporto dovrebbe perciò essere letto e compreso tenendo questo a mente.

 

La portata dell’inchiesta, il numero di audizioni e il carattere volontariamente contraddittorio delle stesse ha mostrato che la commissione intendeva lavorare in modo obiettivo, privo di conclusioni a priori. È comunque chiaro che l’obiettività non è sinonimo di passività o di pusillanimità. La commissione avrebbe tradito la sua missione se avesse nascosto all’opinione pubblica un certo numero di constatazioni e di verità sgradevoli che sono state, tuttavia, confermate. Forse le conclusioni della commissione hanno tanto più peso in quanto frutto di un lavoro obiettivo. È il nostro auspicio.”

 

Metodologia del contraddittorio

 

Fin dall’inizio abbiamo deciso di differire dalla metodologia usata dalla commissione francese che si è limitata essenzialmente all’audizione a porte chiuse di una ventina di personaggi di alto profilo con responsabilità pubbliche.

 

Abbiamo optato per una più ampia gamma informativa con fonti diversificate di testimonianza, il nostro lavoro (se la situazione lo permetteva) è stato aperto al pubblico e con udienze scritte e verbali in contraddittorio, ascoltando sia le organizzazioni che i servizi di polizia.

 

Abbiamo tenuto 58 incontri e sentito 136 testimoni (cioè sei volte più della commissione francese). Sono stati chiamati a testimoniare membri del governo, rappresentanti del potere giudiziario, responsabili o membri dei servizi di polizia e segreti, membri del comitato “R”[2] e responsabili amministrativi (autorità federali e locali). La commissione ha poi sollecitato la testimonianza di un certo numero di docenti universitari, di scienziati e di autori con conoscenza pratica o teorica dell’argomento.

 

In una seconda fase, la commissione ha sentito i rappresentanti di associazioni di difesa delle vittime di sette, oltre che ex seguaci di movimenti settari e familiari di seguaci o ex seguaci.

 

Infine la commissione ha voluto sentire (su loro richiesta) la testimonianza  di rappresentanti di diversi movimenti considerati settari al fine di permettere loro di esporre il loro punto di vista in materia, completando le informazioni.

 

Per motivi di confidenzialità e di sicurezza pubblica o personale, un certo numero di testimoni è stato ascoltato a porte chiuse su loro richiesta. Una parte di essi è stata ascoltata unicamente dal Presidente, assistito da membri dell’ufficio della commissione per assicurare loro l’anonimato. Infine, alcuni testimoni hanno preferito inviare alla commissione una deposizione scritta.

 

La commissione ha poi deciso di scrivere alle 71 associazione che, nell’ambito della sua inchiesta, le autorità ufficiali belghe sospettavano di mantenere al loro interno tendenze settarie (in particolare sulla base dei criteri adottati della commissione d’inchiesta  parlamentare francese) e di rappresentare un pericolo per la società o per l’individuo. Tali associazioni sono state invitate a fornire alla commissione un memorandum che esponesse gli obiettivi della loro organizzazione e contestasse, se necessario, il loro possibile carattere settario e pericoloso. Quarantasette organizzazione hanno risposto. Le informazioni che hanno fornito sono state usate dalla commissione per stilare il suo rapporto. Inoltre, come indicato in precedenza, la commissione ha proceduto all’audizione dei movimenti che avevano espressamente richiesto di essere ascoltati.

 

Denuncie giudiziarie

 

In contemporanea alle udienze settimanali, su nostra richiesta, si è svolto l’esame approfondito del dossier penale di Ecoovie, il quale ha rivelato una spiccata attività  giudiziaria in merito a truffa e reati correlati ma, stranamente, con scarsi accenni all’attività settaria in senso stretto, quale influenza indebita o pratiche sessuali abusive da parte del leader della setta, al momento latitante in America. Su nostra richiesta si è svolta anche un’accurata indagine accompagnata da una probabile ricostruzione dello scenario, confidatomi personalmente da un parente stretto di uno dei leader deceduti dell’Ordine del Tempio Solare, svolta dal giudice istruttore Sig. Bulthé.

 

Le evidenze si sono dimostrate in parte vere e l’azione del giudice ha molto probabilmente scoraggiato il tentativo di resuscitare il movimento che si tramava in un ambiente eccezionalmente ristretto e paramilitare in cui Luc Jouret (uno dei guru della setta) aveva effettuato il suo servizio militare. Gli ufficiali di polizia incaricati di quest’inchiesta hanno avuto l’enorme sorpresa di scoprire di essere pedinati da un altro servizio (ufficiale o meno). Il che dimostra che indagare su queste questioni resta pericoloso e non privo di ostacoli.

 

È comunque certo che tali inchieste, come le audizioni approfondite e argomentate dei leader di undici organizzazioni, hanno indotto maggior prudenza nel comportamento della maggior parte di organizzazioni settarie dannose, spingendole così ad adottare tattiche meno aggressive e ad ammorbidire certi eccessi troppo visibili.

 

Il contenuto del rapporto

 

Il rapporto della commissione d’inchiesta era composto di 670 pagine, che sono impossibili da riassumere in poche frasi.

 

Al riassunto delle audizioni, all’analisi delle deposizioni a porte chiuse e alle minute dei doveri giudiziari si aggiungono alcuni punti forti:

 

  1. Le conclusioni della commissione compreso un tentativo di definire la “setta”.
  2. La presentazione di una serie di raccomandazioni della commissione.
  3. La pubblicazione di una tabella sinottica.

 

  1. Definizione di setta

 

Dopo aver raccolto abbondante documentazione e numerose proposte formulate da numerosi testimoni, la commissione ha suggerito un’analisi in tre parti:

 

  • Definizione di setta in senso stretto

 

La commissione costata che:

 

Innanzitutto, come specificamente definita dal dizionario “Petit Robert”, setta significa “gruppo organizzato di persone che mantengono la stessa dottrina nell’ambito di una religione”.

 

In tale definizione la “setta” è in sé rispettabile e rappresenta semplicemente l’uso normale della libertà religiosa e di associazione garantita dai nostri diritti fondamentali.

Alcuni potrebbero sostenere che alcune di tali associazioni sono il risultato di nuove concezione filosofiche o religiose, rinominate con il termine più neutrale di “nuovi movimenti religiosi”.

 

È chiaro che per la commissione d’inchiesta “sette” o “nuovi movimenti religiosi” non vengono considerati in sé un pericolo. L’interpretazione delle conclusioni della commissione e dell’elenco allegato può essere compresa solamente avendo a mente questo principio essenziale.

 

A mio parere questo estratto del rapporto mostra la perfetta obiettività della commissione e la sua grande preoccupazione per il rispetto del principio fondamentale di libertà religiosa.

 

  • Organizzazioni settarie dannose

 

La commissione ha cercato di presentare una definizione sintetica di ciò che ha definito “organizzazioni settarie dannose” in modo da distinguerle chiaramente delle sette ordinarie, dalle religioni  e dai nuovi movimenti religiosi. Come si vedrà questo sforzo di chiarezza, questa chiara distinzione non è bastata a disarmare la crociata dei partigiani incondizionati che sostengono l’innocuità del fenomeno settario.

 

Abbiamo detto che:

 

  1. b. Le organizzazione settarie dannose.

 

Certe organizzazioni tra le “sette” ( o “nuovi movimenti religiosi”), sia a causa della loro concezione filosofica fondamentale che della loro organizzazione, o per  un’evoluzione dei loro concetti, comportamento e attività, sono coinvolte in pratiche illegali o dannose per l’individuo o la società, ed attaccano perciò i principi fondamentali garantiti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

 

Si potrebbero dunque definire l’organizzazione settaria dannosa quella che, in quanto raggruppamento a vocazione filosofica o religiosa, o che afferma di averne una, nell’organizzazione o nella pratica è coinvolta in attività illegali, dannose per l’individuo o la società, o che mina la dignità umana.

 

Abbiamo aggiunto alla definizione in sé, molto breve e facile da comprendere, i tredici criteri di pericolosità ampiamente ispirati alle conclusioni della commissione francese.

 

Nessuno ha veramente contestato la nostra definizione, solo il Sig. Massimo Introvigne, direttore del CESNUR[3], si è lanciato in un vero duello intellettuale, cosa per cui ha un particolare talento, per scoprire nella definizione quello che non c’era (solo la manipolazione mentale è stata ritenuta importante fra i tredici criteri di pericolosità!) e farne, in un modo totalmente artificioso, “il punto centrale su cui valutare le conclusione del rapporto belga”, la cui redazione è stata scorrettamente attribuita al criminologo Johan Goethals, mentre invece è opera totalmente mia.

 

In realtà la critica fondamentale riguardava il fatto che la commissione avrebbe fatto una separazione offensiva tra “comportamento e credenza”. Il Sig. Introvigne ha scritto:

 

la separazione rigida tra dottrina e comportamento è in effetti impossibile: il comportamento di un movimento religioso non può essere interpretato, ricostruito e compreso senza partite dalla fonte stessa della dottrina da cui deriva.

 

Esaminare certe azioni o comportamenti senza tenere conto delle loro motivazioni e del loro contesto significa, semplicemente, considerare le attività degli umani come se si trattasse di robot privi di psicologia e cuore. Ragionare in questo modo significa creare un’autentica cortina di ferro…

Questo tipo di ragionamento, lungi dall’essere innocente o incerto nell’espressione, è veramente significativo. È una sorta di benedizione al comportamento illegale o contrario ai diritti Umani di certe organizzazione settarie, come se il precetto che avvalora qualsiasi dottrina fosse rispettabile fintanto che è religioso, anche quando implica attività criminali.

 

L’azione settaria, anche quando dannosa, è essenzialmente giustificata. È del tutto evidente che i nostri testi non attaccano in alcun modo i “concetti religiosi” o le “dottrine” tranne quando i loro contenuti inducono alla violazione dei diritti altrui. Se il messaggero o il portatore di dottrina (il guru o il profeta) insegna o approva il comportamento dannoso è ovviamente contro tali azioni che si dirige la nostra definizione, in quanto i seguaci potrebbero sentirsi autorizzati a compiere azioni contrarie ai diritti dell’individuo o incompatibili con la legge.

 

Nel momento in cui un movimento a vocazione religiosa o filosofica non solo induce all’accettazione del suicidio collettivo di adulti, ma in virtù della sua dottrina evolutiva si arroga il diritto di ammazzare un bebè di sei mesi infilzandolo perché lo ritiene l’incarnazione del maligno, una società civilizzata moderna ha il dovere di reagire poiché si trova in presenza di una dottrina criminale.

 

  • Le associazione a delinquere.

 

La nostra commissione ha ben compreso che la copertura religiosa poteva servire a camuffare organizzazione criminali, grandi truffe, traffici diversi di essere umani o di droga, evasione fiscale o riciclaggio di denaro sporco. Ha dunque avuto il coraggio di definire una terza categoria:

 

La commissione d’inchiesta stima che organizzazioni di malfattori (truffatori, riciclatori di denaro, narcotrafficanti, giri di pedofilia, ecc.…) usino o siano suscettibili all’uso di una facciata “settaria” o di pseudo movimento religioso per dissimulare pratiche criminali. In questi casi non vengono più considerate sette dannose o sette che hanno deviato, bensì associazioni a delinquere organizzate travestite da sette. È certo che in diversi paesi questo tipo di facciata protettiva può rivelarsi efficace e proficua (vantaggi fiscali accordati alle chiese riconosciute, ad esempio).

 

È chiaro che nello spirito del rapporto, sulla base delle testimonianze raccolte e delle informazioni trasmesse dai servizi ufficiali (procura, carabinieri, forze di polizia, servizi segreti) la Chiesa Universale del Regno di Dio, riabilitata senza motivo dalla prima corte d’appello di Bruxelles nel giugno 2005[4], apparteneva a questa categoria. Tutte le testimonianze da noi raccolte convergono verso una qualificazione di organizzazione mafiosa camuffata da movimento religioso.

 

  1. Le raccomandazioni della commissione

 

Variegate e relative a molti campi diversi le nostre raccomandazioni sono state realizzate in diversi casi. Non parlerò dei risultati ottenuti, poiché altri oratori oggi esporranno l’evoluzione di questo lavoro parlamentare e di quello dell’osservatorio sulle sette istituito a seguito della proposta della commissione che, ai nostri occhi, doveva proseguire e amplificare il suo lavoro.

 

  1. La tabella sinottica.

 

La commissione d’inchiesta  ha letteralmente creato un evento pubblicando, a fine rapporto, una tabella sinottica di 189 organizzazione più o meno attive in Belgio, stilata sulle base delle informazioni ottenute dal Ministero di Giustizia, dai carabinieri, dal Dipartimento di Indagini Criminali, dai servizi segreti o dai testimoni sentiti dalla commissione.

 

La commissione non ha mai inteso pubblicare una lista esaustiva di organizzazioni settarie pericolose. Esattamente il contrario, poiché non disponeva di mezzi di controllo delle accuse, spesso azzardate, dei servizi di polizia.

 

La pubblicazione dell’elenco era preceduta da un’avvertenza molto chiara che è stata deliberatamente ignorata – purtroppo volontariamente in molti casi – dai lettori del rapporto:

 

La presenta tabella è il risultato delle informazione raccolte dalla commissione nel corso dei suoi lavori. I nomi citati sono stati forniti sotto la loro totale responsabilità sia da servizi ufficiali (polizia, polizia giudiziaria, sicurezza di stato, servizi segreti, servizi di informazione e sicurezza, Ministero della Giustizia) sentiti in questo senso, sia da testimoni diretti o indiretti, ascoltati sotto giuramento.

 

L’elenco non costituisce dunque né una presa di posizione né un giudizio di valore da parte della commissione. Pertanto la presenza di un movimento sull’elenco, anche se su iniziativa di un’autorità ufficiale, non significa che la commissione la consideri una setta o che sia pericoloso.

 

Come mostra la tabella, la commissione non ha potuto procedere ad una verifica dell’insieme delle informazioni raccolte né al controllo della loro esattezza.

 

Per le stesse ragioni, visto che questa tabella non è esaustiva, il fatto di non figurarvi non costituisce un apprezzamento sull’innocuità del movimento.

 

L’esame di questi movimenti deve essere approfondito e la tabella deve essere aggiornata di continuo.

 

Per quanto riguarda l’analisi della presente tabella, il lettore dovrà riferirsi alla parte del rapporto dedicata alle definizioni e agli elementi di testimonianza, pubblici o a porte chiuse.”

 

Azioni e reazioni contro la commissione

 

Chiunque tocchi certe sette pericolose è quasi certo di diventare l’oggetto di campagne di stampa, calunnie, cause legali, molestie e addirittura minacce.

 

In Francia il parlamentare Vivien, primo autore in quel paese di un rapporto sulle sette, è stato fatto oggetto di un’orrenda campagna calunniatoria. La Signora Tavernier, militante, è stata vittima di una sistematica campagna di intimidazione e molestie durata quattro mesi.

 

Sin dall’inizio della commissione belga il fenomeno è stato confermato. Il giornalista A. Lallemand del quotidiano “Le Soir”, autore di un libro sui pericoli delle sette e chiamato a testimoniare davanti alla commissione, ha ricevuto minacce anonime inviate al suo giornale che citavano il suo nome e quello dei membri della commissione. È stato inviato anche il purtroppo celebre testo di Ron Hubbard relativo alla regolamentazione del giusto comportamento, datato 18 ottobre 1967. In esso Ron Hubbard espone le regole sul modo in cui i membri della chiesa di scientology devono comportarsi nei riguardi dei nemici della stessa: ”Possono essere privati della proprietà o danneggiati con ogni mezzo da qualsiasi scientologist, senza che egli venga disciplinato. Possono essere ingannati, querelati, gli si può mentire, possono essere distrutti”.

 

Niente meno che distrutti.

 

Interrogati da me in seduta pubblica, nessuno dei dirigenti di Scientology sentiti sotto giuramento ha osato confutare queste regole del fondatore di questa strana chiesa.

 

Un certo Vandenneucker, ingegnere di 31 anni, seguace, è stato sentito su sua richiesta e ha espresso il suo apprezzamento per Scientology. Interrogato da me in merito agli attacchi contro l’esperto giudiziario francese M. Abgrall, ha risposto:

 

Ho attaccato ciò che ha detto  ma non lui personalmente. Ci sono due possibilità. Personalmente mi è indifferente se qualcuno è o meno scientologist. È una sua scelta, la libertà di ognuno. Che un gruppo non scientologo inizi semplicemente ad attaccare e a sminuire la vita di persone che hanno scelto la loro libertà religiosa non mi vede d’accordo, e in quel caso attacco. È in questo senso che sono d’accordo con quello che dice il Sig. Hubbard.

 

Il presidente: Lei sarebbe d’accordo con Hubbard per distruggere gli avversari di scientology?

 

M.Vandenneucker: Che cosa significa la parola “distruggere”?

 

Una tale risposta è veramente illuminante.

 

Per quanto riguarda il Sig. Vaquette, uno dei dirigenti della chiesa in Belgio, dopo aver menato il can per l’aia per diverso tempo e aver contestato l’uso dei metodi consigliati da Ron Hubbard nel nostro paese, ha finito per ammettere:

 

In Francia, è diverso: il dialogo è molto difficile. Quando abbiamo a che fare -fortunatamente di rado –  con una persona il cui obiettivo è l’eliminazione di Scientology,  riconosco il fatto che gli  scientologist diventano aggressivi e ricorrono a mezzi poco delicati. Ma è in gioco la loro religione!

È questo il problema: non è una questione di critiche. È che è in gioco la libertà di religione: questa signora fa di tutto per cercare di distruggere la mia religione. Non sono d’accordo e penso che gli scientologist francesi non siano proprio d’accordo.

 

Messo all’angolo il signor Vaquette fa ammissioni parziali. Gli dico:

 

Se ho bene inteso lei ritiene che se qualcuno volesse criticare scientology e, per esempio, prendere provvedimenti nei suoi riguardi, lei cercherà di costituire un dossier contro di lui e denigrarlo.

 

Risponde:

 

Chiederei ai miei legali di intervenire. Sono loro che se ne devono occupare, non è il mio lavoro. Non mi occupo di questioni legali. I miei avvocati decideranno se si dovrà presentare una querela, un investigatore privato raccoglierà prove, farà domande in giro. Sarà compito suo.

 

Più avanti si fa più preciso:

 

Se un cane mi morde non esiterò a dargli una pedata. Tale è la mia posizione.

 

Non resisto alla voglia di chiedergli:

 

Se qualcuno la colpisce non porge l’altra guancia, colpisce!

 

A questo risponde mostrando bene il senso che la Chiesa dà al verbo “colpire”:

 

Sì. Tutto dipende dell’intenzione manifestata.

 

Questa lunga audizione durata diverse ore è stata molto proficua. Sull’elettrometro, sul prezzo dei corsi, sul giro di vendite e l’invio di denaro negli U.S.A.  Ma forse più interessante è la rivelazione sfuggita alla maggioranza degli osservatori dell’epoca: l’esistenza di un accordo ufficiale di non intervento firmato tra la chiesa di Scientology e l’Interpol, che garantisce l’assoluta neutralità dell’organizzazione internazionale di polizia nei confronti della prima.

 

Ecco il passaggio preciso dell’audizione:

 

Presidente: È esistito un conflitto tra la chiesa di scientology e l’Interpol?

 

Signor Vaquette:

 

Presidente: E questa commissione era incaricata di gestire quel conflitto?

 

Signor Vaquette: E anche di portarlo a lieto fine per tutte le parti interessate. Il lieto fine è stato firmato davanti a un avvocato alcuni anni fa.

 

Presidente: Qual è il lieto fine?

 

Signor Vaquette: Un accordo di buona convivenza. L’Interpol non si occupa di Scientology in quanto religione perché il suo statuto glielo proibisce. È una lunga storia.

 

Presidente: Dunque,  se capisco bene, l’Interpol ha firmato una convenzione con questa commissione creata dalla chiesa di scientology e, secondo i termini di questa convenzione, l’Interpol ha accettato di non indagare più su questioni relative alla chiesa di scientology?

 

Signor Vaquette: Ovviamente non ho i termini precisi, Signor Presidente. Li ha l’avvocato americano che ha firmato, però so che è stato firmato un accordo di pace.

 

Presidente: Un accordo di pace?

 

Signor Vaquette: Si, esatto.

 

Presidente: Abbiamo quindi un’associazione internazionale di polizia che accetta di non occuparsi di un’associazione specifica… interessante. Tutti i giorni se ne impara una nuova.

 

Ma c’è un’altra prova del sistema che Hubbard ha di manipolare concetti e organizzazioni internazionali. Alla mia domanda: “L’Ufficio Europeo sui Diritti Umani e gli Affari Pubblici”, che cos’è?

 

Il signor Vaquette risponde: È l’ufficio di pubbliche relazioni qui a Bruxelles. Sono amici. Credo che oggi il loro rappresentante sia qui tra il pubblico. Questo ufficio si occupa degli affari pubblici della chiesa a livello europeo, non belga ma europeo. Gli affari di dimensione europea sono trattati da queste persone.

 

Si potrebbe dire Interpol e Diritti Umani vengono serviti in ogni salsa e sono al servizio delle organizzazioni settarie nocive, ben protette a livello ufficiale.

 

Scientology non è stata la sola ad essere intervenuta contro la commissione.

 

Appena pubblicato il rapporto il cardinale Daneels ha reagito violentemente alla citazione nel quadro sinottico dell’Opus Dei e del Rinnovamento Carismatico [Rinnovamento nello Spirito – NdT], accusati da più testimoni. Durante una trasmissione televisiva dedicata all’argomento sono stato oggetto di attacchi personali virulenti in stile diffamatorio già utilizzati contro il mio collega francese Vivien. Tali attacchi, avanzati dall’Opus Dei, si sono tradotti concretamente in pressioni politiche contro i membri della commissione (in particolare su i membri Cristiano-Sociali) e la gerarchia cattolica ha invitato lo stesso Parlamento a non votare il rapporto. Le pressioni sul PSC[5] e sul CVP[6] sono state dirette e terribili. Credo che i parlamentari Willelms e t’Serclaes possano essere più precisi.

 

Ma il vice-rettore dell’UCL[7], Signor Ringlet, aveva molto insistito sulla crescente influenza di gruppi settari pericolosi nel campus di Louvain-la-Neuve.

 

Quel periodo per me è stato molto difficile e mi ha convinto della reale difficoltà che una figura pubblica incontra nel difendere l’interesse collettivo da lobby senza scrupoli.

 

Ma non è finita.

 

Una commissione d’inchiesta americana (Dipartimento di Stato e Congresso insieme) mi chiese un incontro. Con mio grande stupore il rapporto che essa inviò a Washington accusava direttamente Francia, Belgio e Germania sostenendo che tali paesi e le loro istituzioni non rispettavano la libertà religiosa. Il che ha dell’incredibile se si legge il rapporto e la sua costante preoccupazione per l’obiettività. Si sarebbe appreso in seguito, grazie ai rapporti annuali del Congresso americano, che l’ambasciata a Bruxelles aveva ricevuta la specifica missione di intervenire a favore della chiesa di Scientology e di proteggerla, e che i nostri Ministri degli Affari Esteri e della Giustizia si erano apparentemente impegnati in questo senso. Ciò spiega senza dubbio la pusillanimità attuale delle autorità belghe in merito alle attività di certe organizzazioni di origine americana.

 

Sul piano internazionale, tutti gli organismi trasversali messi in piede dalle principali organizzazioni settarie denunciate nel nostro rapporto hanno rivaleggiato nella loro opera denigratoria del nostro rapporto, così come avevano fatto con il rapporto francese.

 

Diritti Umani Senza Frontiere (sic) ha pubblicato un’analisi intitolata “ Il ritorno dei giacobini” dedicata al rapporto della nostra commissione da Massimo Introvigne, direttore del CESNUR e che tiene lezioni all’ateneo Regina Apostulorum di Roma.

 

La principale preoccupazione di questo conferenziere è quella di dare un carattere scientifico a ciò che si potrebbe chiamare la “difesa e illustrazione” di organizzazioni settarie, ribattezzate per il bene della causa come “nuovi movimenti religiosi”.

 

Il problema per i difensori di questa tesi è che il rapporto belga, ben lungi dall’attaccare piccole sette principianti per meglio proteggere le grande chiese (quelle “sette che hanno avuto successo”, secondo la scioccante formula coniata da Anne Morelli[8]), ha rivelato tutti i malfunzionamenti di chiunque, si trattasse degli eccessi del protestantesimo, di buddismo deviante o di certe cappelle cattoliche tentate da un ritorno al “settarismo”. Siamo stati perciò sorprendentemente attaccati a causa di ciò che è stato percepito come un eccesso di obiettività nella gestione delle audizioni.

 

Scrive Massimo Introvigne:

 

Sulla base di un pregiudizio razionalista che emerge spesso degli interventi del Presidente della commissione nel suo dialogo con i testimoni, e che trova radici profonde nella storia della laicità e dell’anticlericalismo belga, è stata ignorata una fonte di informazione sui movimenti esaminati. I rappresentanti ufficiali delle chiese maggioritarie sono stati tenuti a distanza.

 

Qualificare come pregiudizio il razionalismo è già in sé straordinario, ma chiamarlo in causa in questo senso emana una forma obsoleta di clericalismo che richiama ancora spiacevoli ricordi. Ovviamente esso viene usato unicamente a causa di una mancanza di prove concrete in merito al modo obiettivo in cui abbiamo gestito le audizioni. A meno che il rispetto che ho mostrato per tutte le opinione e credenze non sia considerato sospetto agli occhi dei difensori patentati del settarismo, inteso nel suo senso peggiorativo.

 

Le altre accuse sono disoneste. Tutti i gruppi ascoltati hanno liberamente esposto in dettaglio la loro dottrina e le loro fonti, senza la minima interferenza né interruzione. Eminenti rappresentanti cattolici sono stati ascoltati (a meno che Gabriel Ringlet non sia anch’egli un pericoloso razionalista anticlericale) e tutte le chiamate in causa dell’Opus Dei, del Rinnovamento o dell’Opera provengono da testimoni che non appartengono alla laicità militante.

 

Le reazioni ai lavori della commissione d’inchiesta non sono mai cessate.

 

Nel 1997 Anne Morelli, sebbene fosse stata a lungo ascoltata dalla commissione, pubblicò un opuscolo intitolato “Lettera aperta alla setta degli antisette” in cui enuncia una serie di contro-verità mostrando di non aver letto il nostro rapporto, di non avere nemmeno sfogliato il suo sommario. Atteggiamento poco compatibile con il suo status di accademica e i suoi appelli a un lavoro scientifico.

 

Lo rifarà nel 2003 in una “Carta Bianca” del quotidiano “Le Soir”, prendendosela contemporaneamente con la nostra commissione e con il cauto Osservatorio sulle Sette, che suggerisce di sopprimere. “Le Soir” ha accettato di pubblicare la mia risposta a queste elucubrazioni spesso ispirate dal gusto immoderato per il paradosso.

 

Allo stesso tempo sono stati lanciati diversi attacchi contro la Comunità Francese[9] che, su iniziativa di Laurette Onkelinx[10], pubblicò un opuscolo basato sul rapporto della commissione destinato alle scuole.

 

Infine il 28 giugno 2005 la prima camera Fiamminga della Corte d’Appello di Bruxelles si è presa il lusso, in contrasto  con l’articolo 58 della Costituzione, di riabilitare la Chiesa Universale del Regno di Dio, organizzazione pseudo settaria denunciata dalla nostra commissione come una copertura religiosa di un vero giro truffaldino.

 

Che questa decisione violi la separazione dei poteri e sia parte di un’offensiva di certi membri del potere giudiziario contro l’indipendenza del potere legislativo non deve essere messo in dubbio. Il potere d’inchiesta indipendente della Camera dei rappresentanti è mal accetto in molti ambienti dell’establishment.

 

Ma vi c’è stato un evento ancor più grave. La Corte d’Appello ha attaccato il nostro rapporto senza consultare la serie di documenti di cui disponeva la commissione: rapporti dei servizi ufficiali di quattro fonti diverse e testimonianze raccolte sotto giuramento a porte chiuse.

 

È difficile comprendere come una commissione parlamentare possa ignorare le precise informazioni fornite dalla procura, dai servizi di gendarmeria, dal Dipartimento di Investigazioni Criminali e dalla Sicurezza di Stato quando esse vengono confermate con uguale precisione da testimone sentiti sotto giuramento. Ed è questo il caso in particolare se l’organizzazione incriminata si è accuratamente astenuta dal rispondere all’invito di partecipare a un contraddittorio scritto od orale. La posizione della Corte contesta in realtà il diritto di un giudice incaricato di un caso a utilizzare materiale incriminante basato su verbali contenuti in un dossier investigativo, o di utilizzare le testimonianze che egli ha personalmente ascoltato.

 

 

Si può concludere che la Corte d’Appello, nella sua preoccupazione di accorrere in soccorso di un’organizzazione descritta come criminale da un’inchiesta parlamentare basata su un ricco dossier, abbia oggettivamente e volontariamente, senza conoscere il caso, denigrato e svalutato il lavoro scaturito da un’inchiesta seria, ed abbia contribuito alla sua riabilitazione nello spirito del settarismo dannoso. Come ho scritto a “Le Soir” la Corte, così facendo “ulula assieme ai lupi”.

 

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Ecco qui. Credo che ciò provi l’utilità della vostra organizzazione poiché l’informazione obiettiva sulle sette dannose non è mai completa. Ed essa presuppone uno scambio permanente di informazioni con i parlamentari più consapevoli, come il gruppo di lavoro che ha appena terminato proficuamente il suo lavoro di aggiornamento del rapporto del 1997.

 

La mia conclusione è dunque pessimista-ottimista. L’influenza delle sette nocive su un certo numero di istituzioni resta catastrofica. Ma la vigilanza permanente permette di ostacolare e limitare gli effetti dannosi che avevamo analizzato e denunciato nel nostro rapporto.

 

[1] Avvocato, Ministro di Stato, Parlamentare europeo e in 1996-97 Rapportatore della Commissione d’inchiesta sulle sette

 

[2] Comitato permanente di controllo dei servizi d’informazioni e di sicurezza (Comitato R)

 

[3] Center for Studies on New Religions

[4]  al momento della redazione di questo documento: “Condannata per il rapporto sulle sette del 1997, la Camera dei Rapprensentanti vince innanzi alla Suprema Corte di Appello” (La Libre Belgique, junio .3, 4, 5-2006

[5] Partito Cristiano Sociale (Belgio)

[6] Christelijk Volkspartij (Belgio)

[7] Università Cattolica di Lovanio

[8] Professore, Centro interdisciplinare du studio delle religioni, Libera Università di Bruxelles

[9] Secondo la Costituzione (art.2) il Belgio si compone di tre comunità: la Comunità Francese, la Comunità Fiamminga e la Comunità di lingua tedesca, i cui componenti sono la cultura e la lingua.

[10] Ministro-Presidente della Comunità Francese, incaricato dell’Educazione, degli audiovisivi, della Gioventù, Infanzia e Salute (1995-1999)